Claro-Pizzo 2021

Chi ha partecipato alla scorsa edizione se n’è reso conto: correre la Claro-Pizzo significa confrontarsi con la montagna. Ed è questo che rende la gara Claro-Pizzo (in programma il 3 ottobre 2021) così avvincente, e unica.
L’edizione 2020 del vertical più celebre della Svizzera italiana è stata particolare per la presenza della neve. E del vento freddo. Già sotto il Lago di Canée, a 500m dalla vetta, il sentiero era bianco, i ruscelli in piena, e scendeva dalle cime un vento che abbassava la temperatura percepita ben al di sotto dei -4 gradi registrati il 4 ottobre scorso. I partecipanti vi sono giunti con le scarpette, i pantaloncini e la maglietta corta. Questo non avviene a luglio o ad agosto, quando si corrono le altre gare di corsa in montagna, o non avviene in maniera così repentina, come quando in poco meno di due ore si passa dal clima del fondovalle a quello di quasi tremila metri di quota.
Correre la Claro-Pizzo non è impresa da tutti, poiché oltre al gesto atletico, la gara richiede di affrontare la montagna letteralmente a petto nudo. E non è detto che lei sia d’accordo e che la cosa le piaccia! Non è una semplice corsetta su sentiero: sono 2500 metri di dislivello, con uno sviluppo verticale che non concede tregua, e anzi, incalza in asperità fino all’ultimo gradone di roccia e che dipana, con cambi di temperatura improvvisi e inaspettati, tutta l’intera gamma della geografia alpina. Due ore – chi più, chi meno – di sforzo crescente, passando dal paese, al bosco di latifoglie, e non c’è grip che tenga sulle radici e le foglie umide! Successivamente si supera il “Besc di mort” (il bosco dei morti), cupo di conifere, fatto solo di aghi e terra nera. Non filtra il sole, non ci sono suoni, è uno stato ipnotico: gli occhi cercano la marcatura del percorso e si avanza, testa bassa. È quasi preghiera. La mente si apre con i prati di Benz prima, e poi di Peurett (dove si trova il cancelletto orario di 2 ore), finalmente! Siamo a 1700m di altitudine, si alza lo sguardo e: “Manca poco!”, vien da dire. Insomma… Il sentiero si fa bianco di pietre e l’erba s’accorcia, si va verso i 2000 e mai che spiani, mai che si tiri il fiato. Giunti in zona laghetto la domanda è una sola: “Quanto manca?”. La vetta pare a un palmo, stampata contro cielo, ma mancano ancora 500 metri, i più impegnativi, perché il sentiero finisce fra pietre che rotolano sotto i piedi ad ogni passo. E quel cono di roccia, che per ultimo perde la neve in primavera, lo si guadagna con gli occhi che più spesso guardano in alto, quasi a voler tirare il peso del corpo più su. E la montagna sorniona fissa a sua volta dall’alto: “Quanto manca lo decido io!”, sembra dire. E forse la vetta si sposta, fa gli scherzi, non si fa raggiungere. Eppure, magia: quando si pensa di non farcela più, di avere dato tutto, e nella testa s’accende un: “Basta! Adesso mi fermo e torno indietro”, è proprio il momento in cui tenendo duro ancora solo due passi, la montagna sorride, si china: uno, due, e il piede tocca la vetta. Le dita, il cielo. È una concessione, è una conquista, entrambe le cose: per un istante montagna e uomo si guardano negli occhi e si riconoscono, sono fatti della stessa materia.

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Dove
Iscrizioni
Online dal 1. giugno 2021 sul sito www.claropizzo.ch.
Organizzatori
CLARO PIZZO 2500 plus
Sito web
Dati di contatto (non visibili)

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